Meno ghiaccio e neve significa dunque meno acqua per i fiumi e di conseguenza per le popolazioni a valle. Per questo è importante studiare il ciclo idrologico e come esso cambierà a causa del global warming. “Rispetto alla media del riscaldamento globale, nelle Alpi le temperature sono cresciute da mezzo grado a 1,5 gradi in più”. Un fenomeno che sta cambiando e cambierà totalmente il comportamento di acqua e neve da qui al 2100: “Le Alpi dovranno sopportare estati con molti giorni caldi. Per il periodo 2071-2100, i modelli prevedono temperature sopra lo zero anche in inverno e primavera: una temperatura non in grado di mantenere ghiaccio e neve a 2.500 metri”, continua Beniston.
In questo quadro, “paradossalmente le precipitazioni aumenteranno. I modelli previsionali dicono che sulle Alpi cresceranno le precipitazioni invernali, ma diminuiranno significativamente quelle estive. Sotto i 2.000 metri ci saranno strati di neve meno profondi ma più estesi, mentre a quote più alte la copertura nevosa sarà più consistente, ma più localizzata”. Così, se alle altitudini più elevate si osserverà un lieve aumento della neve, a 2.000 metri si assisterà a una perdita che varia dal 40% al 60%, corrispondente a un aumento della temperatura di circa 4 gradi centigradi. Per quanto riguarda le precipitazioni estreme, si osserverà un “seasonal shift”: “Oggi si concentrano tra fine estate e inizio autunno, mentre in futuro si ridurranno soprattutto in estate”. Causeranno uno scioglimento più rapido della neve e alluvioni, con alti costi per la collettività.